FOTO DI FAMIGLIA
DISTURBI PSICOLOGICI NELLE RELAZIONI FAMILIARI
Con la nascita del primo figlio la coppia diventa ” famiglia”.
Questo evento, desiderato e gioioso, porta con se anche la necessità di una riorganizzazione nelle relazioni familiari, sia all’interno della coppia che con le famiglie d’origine.
I disturbi che con più frequenza caratterizzano questo periodo sono legate ai nuovi ruoli che i genitori devono ricoprire:
depressione post-partum
solitudine e stress
stato d’ansia
disistima
A queste problematiche tipiche del primo periodo dopo la nascita del bambino si aggiungono con il tempo tutte le problematiche legate all’accudimento, all’educazione, alle competenze genitoriali, alla responsabilità .
Spesso nel periodo che va dalla nascita all’adolescenza la maggior parte dei problemi psicologici familiari sono determinati dalle rigidità presenti nel ruolo maschile e femminile, dalle lotte portate avanti per definire la propria competenza rispetto all’incompetenza dell’altro, per arginare le ingerenze esterne ( quelle dei nonni è spesso notevole ), per fare scelte consapevoli senza essere condizionati dai giudizi e dai pregiudizi.
L’entrata nella scuola costringe i genitori a misurarsi con l’apprendimento, con le relazioni esterne, con le aspettative e con i giudizi, con le difficoltà che il bambino incontra. Le crisi del bambino spesso diventano le crisi dei genitori.
Altro momento molto delicato è l‘adolescenza, questo cambiamento del proprio figlio verso l’età adulta costringe anche i genitori e la coppia a cambiare. Tutte le componenti della famiglia sono costrette a rivedere le dinamiche relazionali, in poche parole a crescere.
I genitori possono sentirsi confusi, preoccupati, arrabbiati, spaventati dal compito che li attende. In molti casi non è sufficiente la buona volontà perchè la comunicazione diventa difficile ( molti genitori dicono: ci sembra di parlare al vento). Una consulenza familiare in questo caso può aiutare tutti a conoscere le caratteristiche di questo periodo della vita e permettere un miglior dialogo tra le parti per giungere a formulare nuove regole e a condividerle.
Nei casi invece dove al semplice disturbo comunicativo si aggiungono sintomi legati a casi di bullismo, problematiche sessuali, depressione, uso di alcool o droghe sarà opportuno intraprendere una psicoterapia familiare.
All’interno della famiglia quando si affrontano le crisi adolescenziali si determina in realtà una lotta inconsapevole per mantenere i vecchi rapporti familiari.
Porto alcuni esempi: una madre può continuare a trattare la figlia come una bambina, è difficle per lei vederla crescere, spesso la relazione acquista le caratteristiche di una competizione tra donne. Il padre, preso nel mezzo da queste due donne, può trovarsi a vivere una situazione molto complessa, così come può essere difficile il confronto con un figlio maschio che sta diventando adulto.
I sintomi che possono comparire hanno, il più delle volte, la funzione di stabilizzare il sistema. Per la coppia un modo tipico di mantenere la stabilità del rapporto coniugale è usare la comunicazione dei genitori attraverso i figli.
Comunque di solito sono le difficoltà coniugali ad assumere più spesso che in altri periodi il ruolo di problema principale.
Un terapeuta familiare non prende mai in considerazione solo i problemi del figlio ma li colloca all’interno della famiglia; il suo scopo è quello di intervenire sulla famiglia affinchè il ragazzo possa inserirsi nel mondo adulto e i genitori imparino un modo nuovo di relazionarsi con lui e tra di loro.
I disturbi psicologici di questa fase sono relativi all‘autonomia.
Voglio ora parlare di un terzo periodo della vita di una famiglia che, a mio parere, sempre di più presenta problematiche psicologiche disturbanti. E’ il momento in cui i figli sono andati via di casa e hanno formato una famiglia per conto proprio.
I genitori sono costretti ad affrontare un cambiamento che li pone di fronte a modi di pensare e di agire completamente diversi da quelli a cui erano abituati. Devono accettare per es. la convivenza dei loro figli anche quando pensano che l’unico modo giusto sia il matrimonio, la lontananza dovuta alle sedi di lavoro che sempre di più non riguarda il territorio nazionale ma paesi anche molto lontani, imparare a diventare nonni, affrontare le malattie senza il conforto delle persone care ma affidandosi ad estranei, in buona sostanza devono accettare di tornare semplicemente “coppia”.
L’ansia e la depressione (sindrome del nido vuoto) sono le patologie più frequenti della coppia anziana che se non vengono affrontate adeguatamente, pur in una situazione di buona salute, impediscono la realizzazione di una vecchiaia serena.
Ciò che mi sento di dire, in conclusione, è che qualsiasi problema si verifichi in una famiglia, in ciascun momento del suo ciclo vitale, necessita di attenzione e che farsi aiutare è una forma di grande intelligenza e di rispetto per la vita.
Dott.ssa Lucia Dies