A tutti quei bambini che affrontano problemi che non hanno chiesto di avere. E a tutti coloro che credono in questi bambini (M. L. Kutscher)
Voglio parlare dell’ Attention deficit hyperactivity disorder attraverso degli stralci di un capitolo del libro ” Io vi maledico ” di Concita De Gregorio.
” Michele, 4 anni, picchia i compagni, è aggressivo e sempre nervoso, non riesce a stare seduto fermo…..non segue la lezione, non ascolta una storia per più di due minuti……..Il test Adhd da esito positivo.
Il pediatra guarda il questionario e poi guarda la signora: lo vede da sola.
Poi spiega che la terapia farmacologica a base di atomoxetina è estremamente efficace e indicata per un bambino dell’età di Michele.
I nomi di principi attivi con la x mettono a disagio la madre, inoltre non è sicurissima di sapere davvero cosa sia la dopamina. Prova a dire che la nascita delle gemelle, che hanno ora dieci mesi, potrebbe forse aver influito sul nervosismo di Michele…………che in effetti da quando sono nate Irene e Gemma di Michele, che ormai è grande, si occupa soprattutto la nonna e che magari questo lo fa sentire abbandonato…..comunque le pare soprattutto che Michele sia piuttosto arrabbiato con i suoi genitori.
Il pediatra la ascolta con pazienza ……e le dice che senz’altro le condizioni ambientali influiscono e certo la nascita di due sorelle è un evento traumatico. Tuttavia una cosa sono le cause del disturbo, un’altra i sintomi, una terza la diagnosi. Se poi crede di poter incidere sui fattori ambientali, può andare a vivere in una casa più grande dove i suoi figli abbiano una camera a testa, lasciando il lavoro almeno per un periodo per occuparsi a tempo pieno dei figli e non affidare Michele alla nonna, concedere loro attenzione esclusiva facendo delle attività individuali con ciascuno separatamente, una vacanza da sola con Michele, per esempio, potrebbe ricreare un’intimità e tranquillizzarlo. Non scarti, tuttavia, la possibilità di una terapia farmacologica: ha tempi contenuti e risultati efficaci.
Lei voleva un fratello per Michele, che non crescesse figlio unico. Poi sono venute le bambine, che poteva fare. Si sente in colpa perchè non ha soldi per prendere una casa più grande………se lasciasse il lavoro per dedicarsi ai figli precipiterebbero nell’indigenza………………ma il punto su cui le si incrina la voce di pianto è la faccenda dell’attenzione esclusiva…………ha ragione il medico…….sbaglia con le gemelle a chiamarle gemelle. Dovrei chiamarle sempre con i loro nomi, dovrei fare giochi separati, farle sentire uniche………e con Michele dovrei fare i disegni e leggergli dei libri, magari fare le torte insieme a lui. Ecco, una torta. Ma io non le so fare le torte.
A me quella cosa dell’atomoxetina o come si chiama mi mette proprio l’ansia……secondo me è un calmante. ….e a Michele non glielo voglio dare un calmante perchè Michele è solo incazzato nero e sai cosa penso? Penso che ha ragione”
Quanti genitori si trovano a pensare le stesse cose della mamma di Michele, hanno davanti a se due strade la prima è quella del farmaco la seconda è quella di prendere coscienza di come si relazionano con il proprio figlio, di come la vita di tutti i giorni influenza questa relazione.
A tutti questi genitori dico di farsi aiutare a trovare soluzioni fattibili che possano rendere più agevole il loro compito educativo e lasciare il farmaco come ultima possibilità nella cura dell’ADHD.
Il mio compito in queste situazioni consiste nell’accompagnare voi genitori alla scoperta delle risorse che già possedete ma di cui spesso non siete consapevoli e ad usarle correttamente.
Dott.ssa Lucia Dies