DA DOVE SI PARTE E DOVE SI ARRIVA
Si parte da un ricordo che ancora ci disturba e dalle convinzioni negative ad esso legate.
Le convinzioni negative
inadeguatezza: non vado bene, declinato nei temi dell’amore (non sono amabile) e del valore ( non valgo o non valgo abbastanza)
colpa/responsabilità: ho sbagliato / sono sbagliato
sicurezza/vulnerabilità: sono in pericolo
controllo: sono impotente, non c’è nulla che io possa fare
Molto spesso diciamo: il problema sono gli altri o la sfortuna, questo è un modo per difenderci: non significa forse io non sono in grado di difendermi o proteggermi dagli altri e dalla sfortuna?
Certo gli eventi accadono, ma la differenza sta nel modo in cui reagiamo.
Come capire se abbiamo ricordi non elaborati?
I ricordi non elaborati sono quelli che, riferiti a momenti difficili della nostra vita, sono ancora capaci, con il loro carico di emozioni e significati, di produrre disagio nella nostra vita presente.
Se ad esempio ricordando la perdita di una persona cara questo ci provoca sofferenza a distanza di anni e luoghi o situazioni ci riattivano l’angoscia, vuol dire che quel ricordo non è stato bene elaborato.
Normalmente, dopo alcuni mesi dall’evento traumatico, il ricordo diventa meno intenso e possiamo pensare alla relazione e alla persona senza soffrire, in questo caso il ricordo è elaborato.
Cosa fa la differenza?
Il tempo non fa la differenza, ciò che interviene sono le caratteristiche di ognuno, le proprie esperienze e l’insieme dei ricordi positivi che favoriscono l’elaborazione degli eventi, se dopo un tempo ragionevole ( 3-4 mesi ) l’elaborazione spontanea non avviene si può considerare che il ricordo è bloccato.
Nella maggior parte dei casi, l’influenza del ricordo bloccato nella propria vita, può non essere riconoscibile, facilmente ci si abitua, emergendo all’improvviso quando si presentano nuove difficoltà.
Cosa fare con i ricordi non elaborati?
A differenza del passato, oggi è possibile affrontarli attraverso la tecnica psicoterapica dell’EMDR che agisce sui ricordi favorendo la perdita della loro carica emotiva negativa affinché possano diventare eventi accaduti e superati.
L’EMDR a quali ricordi si può applicare?
Ricordi di eventi stressanti al di fuori dell’esperienza umana consueta.
Ricordi di piccoli e grandi traumi subiti nell’infanzia e nell’adolescenza.
Ricordi di esperienze dolorose ( malattie, conflitti coniugali, perdite finanziarie e del lavoro, umiliazioni, cambiamenti, lutto, aborto, violenze fisiche e psicologiche).
Come si svolge la seduta?
La tecnica EMDR comprende un protocollo in otto fasi:
Fase 1: è basata sulla conoscenza della storia del paziente e dei ricordi più disturbanti.
Fase 2: mette in evidenza i ricordi positivi e viene scelto e installato il “ posto al sicuro “.
Fase 3: qui si sceglie il ricordo disturbante su cui lavorare, l’immagine che lo rappresenta, le emozioni che determina e in che punto del corpo sono localizzate le sensazioni.
Fase 4: si procede alla “desensibilizzazione” attraverso la stimolazione bilaterale eseguita o attraverso i movimenti oculari o con dei tamburellamenti sulle mani o sulle gambe.
Fase 5: è chiamata dell’installazione cioè è il momento in cui si lega la risorsa positiva a quello che resta del problema in modo da creare un legame.
Fase 6: in questa fase avviene la scansione corporea, cioè verificare se è rimasto qualche segno di disagio nel corpo.
Fase 7: fase di chiusura del processo.
Fase 8: si esegue a distanza di una seduta la rivalutazione per vedere se è emerso del nuovo materiale su cui è necessario lavorare.
Questa tecnica non ha nulla in comune con le tecniche ipnotiche, da cui si differenzia nettamente, anche perché il soggetto rimane consapevole durante tutto il processo e quindi in grado di interrompere il trattamento in qualsiasi momento lo desideri.
La stimolazione del terapeuta attiva alternativamente entrambi gli emisferi cerebrali del paziente facilitando la comunicazione interemisferica attraverso il corpo calloso e l’accesso alla rete del ricordo doloroso creando nuove associazioni con altri ricordi e informazioni positive già presenti nella storia del paziente fino a quel momento non disponibili.
Il terapeuta interrompe ad intervalli regolari la stimolazione bilaterale per accertarsi che il cliente elabori adeguatamente da solo. Il terapeuta facilita la spontanea elaborazione guidando il paziente attraverso il materiale clinico rilevante fino alla completa riduzione del livello di disturbo notata dal cliente.
Il risultato è una riduzione della sintomatologia, un cambiamento nelle convinzioni negative verso quelle positive nuove con il raggiungimento di una funzionalità ottimale.
Il ricordo viene mantenuto ma perde la connotazione negativa e disturbante.
Pur mancando una spiegazione scientifica univoca del perché la stimolazione alternata degli emisferi cerebrali tramite i movimenti oculari o il tapping sul dorso delle mani o sulle gambe sia così efficace nel favorire la rielaborazione, vi è un’ampia bibliografia che ne dimostra l’efficacia rispetto ad altri trattamenti senza l’EMDR.
Alcune ipotesi associano i movimenti oculari con ciò che accade durante il sonno REM., cioè quando sogniamo.
Il mio personale parere è che l’EMDR rappresenta un’importante possibilità terapeutica, una risorsa particolarmente preziosa in molte situazioni di vita dolorose. L’utilizzazione o meno dell’EMDR dipende dalla situazione specifica e dalla strada che psicoterapeuta e paziente decidono insieme di percorrere per giungere all’obiettivo desiderato.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti vi invito a collegarvi al sito: www. emdritalia.it
Dott.ssa Lucia Dies
.